È inutile parlare dell’identità di un gruppo che si presenta mascherato: i Monaci del Surf sono una sorta di società segret…a. Non si può essere sicuri di chi ci sia sotto alle maschere, quello che è certo è che chitarra elettrica, basso e batteria sono gli strumenti preferiti dai Monaci, filtrati e accompagnati da suoni elettronici che richiamano i vecchi film di fantascienza o ambienti da foresta amazzonica. Lo spettacolo è tirato, da ballare, con i classici del Surf alla Dick Dale e inedite versioni in stile di successi più recenti. Atmosfere tra James Bond e Quentin Tarantino per un concerto a metà tra una performance e una festa.
Un concerto che parla di musica PostPunk. Un concerto che parla di musica italiana. Un concerto che parla di pensieri.
IL PENSIERO SARA’ UN SUONO Parole d’autore distorte.
Il testo di una canzone non ha bisogno di essere poesia per funzionare come deve. È un altro genere letterario, per il quale si devono utilizzare criteri di giudizio differenti da quelli che si usano per la poesia scritta. Un verso che rende bella una canzone non rende necessariamente bella una poesia, ma vale anche l’inverso: un verso che rende bella una poesia molto difficilmente renderebbe bella una canzone. Per questo motivo il viaggio che si vuole intraprendere con IL PENSIERO SARA’ UN SUONO ambisce a evidenziare un ulteriore aspetto della connessione sempre più sperimentale fra la parola evocata, recitata, violentata, riabilitata, recitata, urlata o sussurrata e l’alveo della musica. Non interessa che essa sia contestuale alla forma canzone tradizionale. Anzi la tendenza è quasi quella di un gioco che ne esasperi la musicalità interiore, che ne definisca i contorni lirici e melodici rivalutandone l’originalità espressiva e narrativa. Alcuni studiosi e critici musicali contemporanei affermano che la forma di recitazione rituale che ad esempio Ginsberg e gli altri beat poets cercavano nel loro lavoro sia ormai scomparsa dall’orizzonte della poesia americana. Forse negli States questa è ormai una realtà, ma ci siamo accorti invece di come in Italia questa forma espressiva sia andata consolidandosi soprattutto in quegli ambienti cultuali, artistici e musicali che non esitano a confondersi, a meticciarsi, a rendersi ibridi e pertanto sempre nuovi ed in evoluzione. Ci siamo resi conto di quanti musicisti siano in realtà anche ottimi scrittori, poeti, creativi della parola. Così come tanti scrittori e poeti risultano essere individui sensibili alla musica, in quanto anch’essi musicisti o comunque anime e membra che gravitano attorno ad un pentagramma di acciaio e plastica. Il risultato è che testi per canzoni e testi di poesie vivono vite parallele e comunicanti e che testi e poesie vivono nella musica anche non essendo state composte per completare la sensazione di una canzone, ma per accostarvisi in un percorso narrativo e visionario contiguo ma indipendente . L’ultima musica che ha avuto una certa influenza sulla dizione poetica è stata il jazz. Da lì in avanti anche il rock non ne è rimasto immune. Pertanto ci siamo chiesti cosa possa mettere in relazione Eugenio Finardi con i No Means No, oppure Garbo con i Refused o ancora Lucio Dalla, Alberto Fortis, i Diaframma, Ivan Graziani, Ivano Fossati, Vasco Rossi, Lucio Battisti e Alice con i Fugazi, i Bad Brains, i Black Flag, i Kyuss, i Primus, gli Isis, i QOTSA e gli Husker Du. Abbiamo preso la canzone italiana degli anni 70, 80 e 90, l’abbiamo consegnata nelle mani di un ensemble di musicisti antisistemici torinesi contemporanei di levatura internazionale e alle ugole di alcuni dei cantanti più rappresentativi della scena sabauda indipendente degli ultimi quarant’anni e abbiamo cercato di riscrivere un percorso coerente e critico della storia politica, civile, sociale e controculturale di questo Paese alla luce di una decostruzione creativa attraverso un monologo interiore che accompagnerà il pubblico alle diverse fasi dello spettacolo. IL PENSIERO SARA’ UN SUONO rivendica pertanto un approccio alla narrazione musicale con lo stesso impeto devastante della letteratura d’avanguardia del Novecento. Decostruire, destrutturare, plasmare il magma creativo per edificare una prosa innovatrice e debordante. In parole e in musica. Musica: – Sandro Serra (Titor) – Luca Pisu (Dirty Set /Fratelli di Soledad) – Luca Catapano (Black Wings Of Destiny) – Luca Morellato (Blue Daville)
Voci: – Zazzo (Negazione) – Luigi Bonizio (totozingaro/ C.o.V.) – Bobo Boggio (Fratelli di Soledad) – Fabrizio Broda (I Derelitti) – Mauro Brusa (I Derelitti) – Domenico Mungo (Scrittore)
Il duo Space Rock di San Francisco composto da Ripley Johnson dei Wooden Shjips e Sanae Yamada torna in Italia dopo il successo di Circles per presentare il nuovo album Shadow Of The Sun in uscita a marzo per Sacred Bones. Successore di Circlesm il nuovo lavoro è “il risultato di mesi di profonda incertezza“. Ad anticiparlo, la traccia Animals, primo estratto a tinte horror-psych, che rimanda a sonorità tipiche del primo pwest coast punk, condiviso il 4 dicembre 2014 sul Soundcloud dell’etichetta. I Moon Duo nascono a San Francisco nel 2009 dall’unione di Ripley Johnson dei Wooden Shjips con Sanae Yamada, coppia non solo sul palco ma anche nella vita. Inizialmente ispirati dal leggendario duo di John Coltrane e Rashied Ali, i Moon Duo si sono poi avvicinati a band come Silver Apples, Royal Trux, Moolah, Suicide e Cluster. Chitarre acide, riff kraut, drum muchine, distorsioni, riverberi e voce sussurrante sono gli elementi che hanno caratterizzato il suono straniante e lisergico del duo sino ad oggi. Dopo il debutto con un 12 pollici su etichetta Sick Thirst, e dopo gli acclamati EP Killing Time su etichetta Scared Bones e ESCAPE su etichetta Woodsist, Ripley e Sanae hanno dato alle stampe nel 2011 via Scared Bones il vero e proprio album di debutto intitolato MAZES, registrato a San Francisco e mixato a Berlino nel 2010. Questo lavoro ha segnato senza dubbio un grande passo avanti nel percorso artistico della band che qui esplora un suono decisamente più rock, più compatto e denso rispetto ai lavori precedenti, un universo sonoro pieno e ricco di strumenti che rimanda più agli Stones e ai Velvet Underground che alla psichedelia Kraut. Nel 2012 è arrivato Circles, ampliando il pubblico della band che senza dubbio con Shadow of The Sun è destinato a crescere ancora.
I The Yellow Traffic Light nascono nel 2012 dalle menti di: Jacopo Lanotte (voce, chitarra, tastiere), Luca Chiorra (batteria) e Angelo Viviani (basso). Le prime influenze musicali che avvicinano i tre e li spingono a formare un gruppo sono radicate tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 70, tra psychedelia in stile sixstees (The Doors, Pink Floyd, The Beatles post 65, Nugget’s generation) e rock progressive (Genesis, King Crimson, Caravan). Durante i primi trascorsi (autunno 2011/estate 2012) i tre cominciano a farsi le ossa sui palchi dei vari concorsi cittadini e a registrare qualche demo amatoriale. E’ con l’arrivo del 2013 che la giovane band decide di registrare il primo EP, autoprodotto dal titolo Home At Least che si compone di cinque brani per lo più strumentali dove le prime influenze psych-prog si mischiano e si riarrangiano con il nuovo amore musicale ed estetico del cantante chitarrista: lo shoegaze e gli anni 90. Nel settembre dello stesso anno si esibiscono live con la neonata band psych-shoegaze londinese: SPLASHH (Kanine records) e successivamente con il progetto musicale psichedelico kraut cileno: Foolakzoid. L’importante passaggio che la band si è trovata ad affrontare è rintracciabile proprio in questo periodo nel quale la formazione originaria in un primo momento si allarga con l’ingresso di Federico Mariani alla chitarra e al sintetizzatore e Lorenzo Avataneo anche lui alla chitarra e al synth. I due nuovi membri, si uniscono al trio e si alternano chi alla chitarra chi alla tastiera a seconda del brano da eseguire. Nel febbraio 2014 il bassista originario, Angelo Viviani, decide di lasciare il progetto e di conseguenza la band si trova a riadattare i brani a una neonata formazione a quattro dove: Lorenzo Avataneo si propone come bassista mentre a Federico Mariani oltre alla chitarra viene affidato il synth. Così orchestrati i The Yellow Traffic Light si esibiscono in numerosi festival tra cui “A Night Like This Festival” insieme a gruppi come The Soft Moon, Austra, Slow Magic, Soviet Soviet e decidono di realizzare un secondo EP, prodotto in maniera più autentica, maggiormente sponsorizzato e affiancato alle riprese di un videoclip. Ed è così che nell’estate del 2014, approfondita la conoscenza di Riccardo Salvini, attuale membro di Foxhound e Indianizer, insieme a Federico Pianciola, viene registrato, mixato e masterizzato “Dreamless” composto da tre brani il primo dei quali, “April” compare nel videoclip che lo accompagna, diretto e registrato da Mario Toyoshima. Come detto già riguardo primo lavoro in cui la band si era avvicinata a sonorità e scenari più 90’s ora con l’uscita di “Dreamless” e con il videoclip di “April” registrato interamente attraverso una vecchia videocamera VHS di fine anni 80, la band definisce quasi in maniera definitiva il proprio suono, la propria estetica e le proprie scelte stilistiche musicali: Shoegaze Psichedelico venato da New Wave oscura anni 80 e Dream Pop, con rimandi talvolta ad un genere musicale proprio invece di un’altra epoca (gli anni 70) ovvero il Kraut- rock.
Provenienti dalle coste del Canada, i The Once sono Geraldine Hollett, Andrew Dale e Phil Churchill. Il trio canadese ha già collezionato ben tre Canadian Folk Music Awards, è stato nominato Artist Of The Year dal Newfoundland & Labrador Art Council e si è aggiudicato una nomination ai prestigiosi Juno Awards nella categoria Best Roots/Traditional album. A due anni di distanza dall’ultimo Ep, il 23 Settembre è uscito il loro terzo disco: Departure.
Nuova firma per Nettwerk Music Group: ad entrare nella scuderia della rinomata etichetta canadese è il folk trio The Once. Armonie ricercate, arraggiamenti essenziali e vivaci, accompagnati dalla voce incandescente di Geraldine Hollett sono il marchio di fabbrica dei The Once. La voce di Geraldine, paragonata dal Toronto Globe And Mail a quella di un’attrice, si caratterizza per un timbro accattivante e compassionevole e ben si sposa alle chitarre, mandolini, banjos e bouzouki del ricco tappeto musicale del trio. Attivi dal 2009, The Once hanno sin da subito catturato l’attenzione di critica e pubblico, aggiudicandosi l’Atlantis Music Prize con l’omonimo disco di debutto, realizzato grazie al prezioso contributo economico di una persona che rimase folgorata dalla band durante un concerto, offrendo così di pagare la produzione del disco. Il secondo disco, Row Upon Row Of The People They Know, arriva due anni dopo e con esso la band vince i Juno Awards. Nel 2012 la band autoproduce un disco di Natale, catturando l’attenzione di Nettwerk Music Group, che decide di firmarli per il nuovo disco, Departure. Non resta che assaporare le melodie di questa band, tra le più popolari in patria, e farsi trasportare dalla loro musica.
Il duo Little Creatures nasce alla fine del 2011, dall’incontro (quasi casuale) tra un ukulele e una tastiera sulle sponde del lago Maggiore, o meglio tra la cantante e chitarrista Nat, allora attiva nella band varesina Tin Toys, e Marta, alla sua prima vera esperienza nel mondo della musica. Le due si cimentano in un genere musicale sperimentale da loro stesse definito “alternative folk happy pop”, dove gli arpeggi dell’ukulele sono accompagnati dalle ritmiche elettroniche, quasi incessanti, della tastiera, seguendo linee di voce che narrano di alberi, animali, mari e storie fantastiche e immaginarie. Nell’autunno del 2013 viene pubblicato da Fridge Records il loro primo EP dal titolo “Little Creatures“. A maggio 2014 vincono il concorso “Musica da Bere” che le porta ad aprire il concerto ad Afterhours e Area e a marzo 2015 a Cristina Donà, mentre a luglio 2014 partecipano alla rassegna “Tenco Ascolta”. Nei live, il duo è accompagnato dal bassista e artista Simone “Berry” Berrini, che diviene stretto collaboratore durante la realizzazione a fine 2014 del nuovo album nel quale viene coinvolto anche il poli strumentista Luca Gambacorta (Frozen Farmer, Raw Boys).
Vestiti a lutto, c’è una festa! Il Funeral Party per Sergio Leone è tutto vecchio west e sguardi impenetrabili, fotografie impolverate e luci soffuse. Duelli all’ultimo sangue, musica per uomini ruvidi e fanciulle senza pudore, cactus sparsi qua e là.
**Ospiti speciali** Dario Benedetto con il suo reading dedicato a svelare aneddoti e atmosfere del vecchio west accompagnato dalle musiche del Maestro Ennio Morricone. Tra citazioni cinematografiche e scontri d’altri tempi saliranno sul palco di sPAZIO211 i torinesi Bettie Blue con il loro nuovo disco “Yuma” e i …There Will Be Blood con l’album “Without“.
Sono graditi l’ abito scuro, cappello da cowboy, barba e baffi di qualche giorno, stivali, piume e corsetti come appena uscite da un disordinato saloon e, soprattutto, riflessi pronti.
PROGRAMMA ore 21.30 Apriamo le porte ore 22.00: Dario Benedetto in “Spaghetti Western Reading“. ore 23.00: There Will Be Blood + Bettie Blue in concerto. ore 24.00 Funeral DJ Set con Troppo Red, si balla come i pazzi fino al mattino.
BIANCO Lord Theremin Marco Di Brino Stefano, “barzellettiere” presente anche nel video di F.D.T.
doors: 21.29
ingresso gratuito
In queste poche righe non troverete la risposta alla domanda : “Chi sono gli Anthony Laszlo ?” No, ci ha già provato una volta Red Ronnie sul palco ed è stato difficile persino per un guru come lui trovare una quadra.
Il problema è che in questi casi bisogna partire da verità assolute : gli Anthony Laszlo sul palco distillano rock e parole come se fosse ambrosia e tutti smettono di chiedersi inutilmente il perchè. Cantautorato Rock, psichedelia, punk, follia e senso dello spettacolo raccolto a piene mani: le incessanti rullate di Laszlo ti decentrano lo stomaco mentre dalla voce di Anthony arrivano ovattati dei testi tanto densi quanto inaspettati . Ti sbattono in faccia angoscia e paure ma sanno insieme accarezzarne le ferite con un linguaggio un pò melodrammatico e un pò retrò, ma sempre dannatamente attuale. L’indefinibile irrequietezza del rock, pronipoti psichedelici di Tenco, mix genetici tra Celentano e Blonde Redhead: dichiariamo aperta la gare alla migliore e più ricercata definizione di questo sfuggente power duo. Oppure possiamo disegnarvelo. Gli Anthony Laszlo sono come due rette parallele che stanche di camminarsi accanto all’infinito tra progetti solisti e mille collaborazioni collaterali ad un certo punto hanno deciso di scontrarsi giusto per vedere l’effetto che fa : caso vuole che tra i primi spettatori di questa collisione ci fosse proprio DADE dei Linea 77 che non potendo rimanere indifferente decide di portarli di peso in casa INRI. Il prossimo 20 gennaio questi beniamini della scena indie rock torinese escono allo scoperto regalandoci nove tracce nell’album omonimo ANTHONY LASZLO poco più di mezz’ora di musica e il pretesto di mettere insieme in studio Alberto Bianco, Gionata Mirai del Teatro degli Orrori e Gabriele Ottino dei Niagara. il risultato finale è un disco che taglia la pelle e ti costringe a ballare, preparatevi ad essere le prossime vittime del loro rock.
Chitarra, basso e batteria, da Torino con furore. Alternative rock raffinato e grintoso, che ti incanta con la poesia dei te…sti per poi stravolgerti con l’energia del sound. Il quantitativo di sudore che lasciano sul palco ad ogni concerto la dice lunga sulla potenza dei loro live. La parabola ascendente dei Nadàr Solo, trio torinese composto da Matteo De Simone (voce e basso), Federico Puttilli (chitarra) e Alessio Sanfilippo (batteria), sembra inarrestabile. Dall’uscita lo scorso febbraio dell’album Diversamente, come? (che segue “Un Piano Per fuggire“, 2010) trainato dal successo del singolo “Il vento” realizzato con Il Teatro degli Orrori, si stanno confermando sempre di più come una delle live band più intense ed emozionanti attualmente in circolazione in Italia, come testimonia l’EP live registrato il 9 novembre 2013 allo Spazio 211 di Torino e reso disponibile in free download su Rockit.it. Hanno collaborato con i Perturbazione e con Levante e partecipato ai tour di artisti come Tre Allegri Ragazzi Morti, Il Teatro degli Orrori e Zen Circus. Nel febbraio 2014 hanno preso parte al progetto Soundsfood, registrando con Pierpaolo Capovilla una rivisitazione di Musica Ribelle di Eugenio Finardi, che ha ricevuto l’apprezzamento dello stesso autore originale.
Miglior band italiana PIMI 2013, i Luminal nascono a Roma nel 2006. Il primo album, “Canzoni di tattica e disciplina” (2008)… viene definito dalla stampa specializzata (Rockstar, Rocksound, Mucchio Selvaggio, Rockerilla, Rumore) come uno dei migliori dell’anno e finisce nella classifica annuale di Moby Dick, su Radio Rai 2 grazie ai voti del pubblico. Il video del singolo estratto, “Tattica e disciplina” arriva fino a Mtv, La7, Rete4. Il secondo capitolo, “Io non credo” (2011) (con ospiti come Andrea Pesce, pianista di Carmen Consoli e Tiromancino e Nicola Manzan, violinista e chitarrista per Teatro degli Orrori e Baustelle) esce in anteprima sul sito di Rolling Stone e del Fatto Quotidiano e vede il gruppo in tour incessanti in Italia e per la prima volta anche in Europa. Il terzo album, ‘Amatoriale Italia‘ (Le Narcisse/Goodfellas, 2013) vede alla produzione Daniele ilmafio Tortora, che vanta collaborazioni con Roberto Angelini, Afterhours, Raiz, Planet Funk. ‘Amatoriale Italia’ si differenzia molto dai precedenti lavori della band: in seguito ad un cambio di formazione radicale il gruppo diventa un trio composto da basso, batteria e voce; i testi da visionari ed ermetici diventano crudi ed immediati, mentre i suoni si induriscono di conseguenza. Il disco riceve una risposta talmente ampia che la band vince come miglior band l’annuale premio del Mei, il PIMI (Premio Italiano Musica Indipendente), ovvero il più importante riconoscimento italiano per un gruppo indipendente (tra i vincitori delle passate edizioni, Afterhours, Quintorigo, Marta sui tubi, Baustelle), moltiplica la sua attività live suonando nei club più piccoli della nazione come nei festival più importanti, arrivando fino alle 80.000 persone del Primo Maggio a Taranto. Particolarmente significativi i video, spesso curati direttamente dalla band: Il fulmineo “Lele Mora“, il coloratissimo e folle “Carlo vs. il giovane hipster“, il b-movie horror “Canzone per Antonio Masa” e “Donne du, du, du” una masturbazione collettiva girata da Lettieri. Nel 2014 sono presenti come ospiti nella riedizione di “Hai paura del buio?” degli Afterhours realizzando una cover di Elymania, con Manuel Agnelli ai cori e Rodrigo D’Erasmo al violino.
For over fifteen years, Zu’s modus operandi of straddling and abusing musical genres has resulted in over fifteen unique album releases across labels such as Ipecac, Atavistic and Headz (Japan). Their experimental amalgam of metal, math, no-wave, noise and electronics, led acclaimed composer John Zorn to describe their sound as “a powerful and expressive music that totally blows away what most bands do these days”.
In the running for the title of “the world’s hardest working band” Zu have performed over 1000 shows throughout Europe, US, Canada, Asia, Russia, Mexico and even Africa, touring with the like of Mike Patton (as the Zu/Patton quartet), also sharing the stage with Faith No More, Fantômas, The Melvins, Lightning Bolt, Sonic Youth, The Ex, and countless others. They have also collaborated with a vast number of musicians including Mike Patton, The Melvins, Dälek, Jim O’ Rourke, FM Einheit (Einsturzende Neubauten), Peter Brötzmann, Nobukazu Takemura, Eugene Robinson (Oxbow), Steve MacKay (The Stooges), The Ex, Thurston Moore, Stephen O Malley, Damo Suzuki (Can), Mats Gustafsson, NoMeansNo, Joe Lally (Fugazi).
Five years since their last full length on Ipecac, the critically acclaimed Carboniferous, and following a three year hiatus, Zu returned in May 2014 with the release of a brand new EP, Goodnight Civilization (Trost Records) and with a line up change that introduced the mighty Gabe Serbian, best known as the drummer for the legendary Californian band, The Locust.
In March 2015, Zu are preparing to release a brand new full length via Ipecac Recordings, entitled Cortar Todo, and recorded in the countryside near Bologna, Italy, in the summer of 2014. The album features some very special guests including keyboard player Joey Karam (The Locust), Italian guitar maverick Stefano Pilia (who plays regularly with the likes of Mike Watt, David Grubbs and Rokia Traore) and perhaps most unexpectedly, a field recording of an indigenous Shipibo medicine man recorded by Massimo during his travels around the Amazon.
Cortar Todo reveals new dynamics from the band, the album is more direct, sharp, focussed, and more intense and musical than anything we have heard from Zu so far. In addition to the album release, we can expect a long period of touring starting in Spring 2015.
Il secondo album del trio strumentale torinese, ispirato alle piazze della Primavera Araba e agli Indignados di Barcellona, include le partecipazioni straordinarie di Scott McCloud (Girls Against Boys), Colin Stetson (Tom Waits, Arcade Fire, Bon Iver, ecc…) e Ryan Patterson (Coliseum).
Nel corso degli ultimi dieci anni, il trio strumentale STEARICA si è affermato nella scena indipendente internazionale grazie a tour e performance dal vivo con artisti del calibro di Girls Against Boys, NoMeansNo, Dälek, Tarentel, Damo Suzuki e Coliseum, dando vita alla Acid Mothers Temple and Stearica Orchestra e registrando insieme alla band nipponica un album durante l‘ultimo giorno di un indimenticabile tour europeo di 30 date. Tutto ciò è merito di un suono potente e avventuroso, geometrico ma viscerale, talmente denso da non aver (quasi) bisogno di parole. Hardcore, però muto: come “L’urlo” apocalittico di Edvard Munch. Così è anzitutto dal vivo, sia in concerto (anche in festival prestigiosi quali “Primavera Sound” di Barcellona, “Villette Sonique” di Parigi e “Traffic” di Torino) sia nelle sonorizzazioni cinematografiche (“Der Golem”, lavoro commissionato dal Museo Nazionale del Cinema, teatro della prima esecuzione dal vivo in occasione del festival MiTo, poi vincitore del Premio del pubblico presso il “Rimusicazioni Film Festival“ di Bolzano nel 2014). Il desiderio di andare ”Oltre“ il concetto tradizionale di band ha portato inoltre gli STEARICA ad iniziare la produzione di un ambizioso spettacolo multimediale, che vedrà la luce prossimamente. Tutto ciò era già evidente in “Oltre” (2008): “Il più bel disco italiano prodotto negli ultimi anni”, secondo l’autorevole mensile “Mucchio”. Musica con vocazione cosmopolita, comunque: per due volte il magazine “Wire” ha inserito gli STEARICA nelle proprie compilation periodiche. Ma con l’imminente “Fertile” il trio si spinge ancora più in là, verso territori in larga parte inesplorati.
I Giuda, band romana riconosciuta dalla stampa internazionale più autorevole (da Mojo a NME, da Vice Uk al Guardian) come eccellente espressione del rock’n’roll contemporaneo con influenze glam e punk, hanno siglato un accordo con la Burning Heart, per la pubblicazione e distribuzione in Europa, Nord-America e Stati Uniti del loro terzo album previsto fra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. La label che nel corso degli anni ’90 e 2000 è stata il riferimento per la produzione di gruppi garage punk, hardcore e hip hop di fama mondiale come The Hives, Refused, Turbonegro, Parkway Drive e Millencolin, dopo qualche anno di assenza, è ora in fase di grande rilancio, tuttora guidata da Peter Ahlqvist, che nel 2014 ha nuovamente acquisito lo storico brand da lui fondato e ne ha decretato il rilancio con un assetto rinnovato e competitivo di azienda musicale a 360 gradi. Peter Ahlqvist, che lavorerà insieme ai Giuda alla produzione dell’album, si dice “spronato ed entusiasta per essere di nuovo in pista e per avere ora la possibilità di lavorare con la band, che apre il nuovo corso della Burning Heart. Mi sono immediatamente innamorato della speciale alchimia fra energia e innovazione che si trova nella loro musica, fondata su influenze glam rock e punk anni ’70 di matrice britannica: classici e rivoluzionari al tempo stesso, credibili e divertenti, i Giuda hanno un potenziale straordinario, ma sono già riconosciuti e acclamati sulla scena internazionale”. I Giuda, due album all’attivo – “Racey Roller” del 2010 e “Let’s Do It Again” del 2013 – oltre 100 concerti negli ultimi 18 mesi fra in Italia, Europa, Uk e Stati Uniti, salutano con grande soddisfazione l’accordo con Burning Heart: “Per noi è un grande onore consolidare ed espandere la nostra esperienza internazionale attraverso un brand musicale di tale prestigio con all’attivo una produzione di successi di tale livello. Siamo felici che Burning Heart abbia individuato nei Giuda gli interpreti migliori per il proprio rilancio sulla scena mondiale, che li ha visti protagonisti negli ultimi vent’anni, con band di enorme fama e spessore”. La medesima scena nella quale i Giuda, in attesa del nuovo album, continuano a portare il loro live show ad alta energia: infatti, saranno a breve in Austria per due date (una delle quali, il 7 febbraio a Vienna al “The Way We Feel” Festival già sold out), nel Regno Unito per 4 date in maggio, in Francia in giugno (dove il 20 giugno calcheranno il main stage dell’Hellfest) e in Germania in luglio.
Siamo una band di Torino che fa genere orientato intorno al Rock, vogliamo suonare e divertirci il più possibile e crescere insieme musicalmente attraverso qualsiasi esperienza!
Si terrà giovedì 14 maggio presso Spazio 211 la presentazione torinese dell’esordio solista di Dan Solo, nome storico della musica rock italiana e già bassista tra gli altri di Marlene Kuntz e Petrol. L’album, che si intitola “Classe A” ed è uscito il 20 marzo per dsrecords/Audioglobe, segna il ritorno di Dan Solo sulle scene nella nuova veste di autore e interprete delle sue composizioni. Sarà una serata ricca di sorprese ed ospiti, tra cui il trombettista Ramon Moro e il cantautore Davide Tosches, che aprirà anche il concerto.
Classe A è il disco d’esordio di Dan Solo, nome storico della musica rock italiana e già bassista tra gli altri di Marlene Kuntz e Petrol, che segna il suo ritorno sulle scene. L’esordio da solista, in uscita il 20 marzo per dsrecords/Audioglobe, vede Dan impegnato nella nuova veste di autore e interprete delle sue composizioni. Un disco che non si preoccupa di mode, tendenze e aspettative, un disco che non ammicca. In breve, un disco che se ne fotte. Se ne fotte se Dan ha i capelli lunghi e ascoltava metal quando era piccolo. Se ne fotte se Dan viene associato al rock più rumoroso. Se ne fotte se usa anche l’elettronica e non solo le chitarre elettriche. Se ne fotte se non è quello che ci si potrebbe aspettare da lui. Se ne fotte se tra le sue ispirazioni ci sono anche Gaber, De Andrè, Fossati, Battiato e Ciampi. Classe A è il lavoro di un artista che si mette in discussione e fa quello che sente di dover fare.
In questo nuovo percorso artistico l’artista torinese si è avvalso della preziosa collaborazione di Marco L. Lega e Max Bellarosa alla produzione artistica: Lega, già produttore dei Marlene Kuntz fino ad “Ho ucciso paranoia”, è stato determinante nell’arrangiamento dei brani insieme a Bellarosa (collaboratore di Radio Deejay per Fakemen e Translation), che ha anche curato la stesura melodica e la registrazione delle parti vocali. Accanto a Dan (voce e basso), Christian Coccia e Roberto Sanna alle chitarre e Filippo Cornaglia batteria. Il progetto grafico è stato curato da Maicol Casale e nasce dalla collaborazione con Giulia Caira (fotografie) e Paolo Leonardo (opere pittoriche), due noti artisti dell’area torinese nonché amici di lunga data di Dan.
“Quando ho iniziato a scrivere questo disco, ho avuto fin da subito chiara l’idea che non avrei abbozzato dei riff, ma che invece avrei scritto delle canzoni finite – racconta Dan Solo –. Non ci sarebbe stato spazio per discussioni di nessun tipo. La canzone è finita, o meglio concepita, quando il senso e il tono sono ben a fuoco. Si sarebbe poi affrontato il percorso di arrangiamento, di suono e di equilibri musicali, ma il nocciolo della questione sarebbe dovuto essere già chiaro ed evidente. In maniera molto naturale ho concepito e scritto le undici canzoni che compongono Classe A, per rendermi poi conto di avere per le mani un’opera prima”.
Davide Tosches, musicista visionario e polistrumentista, registra nel 2006 il CD autoprodotto Stressmog! al quale segue Dove l’erba è alta (2009), che ha ricevuto critiche appassionate e positivamente unanimi da tutte le più importanti riviste e webzine di settore italiane. La sua musica, definita da più parti folk psichedelico, è stata accostata per sensibilità e suono ad artisti quali Nick Drake, Tim Buckley, Smog, Piero Ciampi e Bruce Cockburn, pur mantenendo una sua originalità e un carattere distintivo. Curioso come pochi, si appassiona a qualsiasi oggetto che possa emettere suoni.
Nel 2012 pubblica “Il lento disgelo” al quale hanno partecipato tra gli altri Dan Solo (Marlene Kuntz, Petrol), Ramon Moro, Carlo Actis Dato, Robbo Bovolenta (El Tres, Amici di Roland), Federico Sirianni e Mao.
Nel 2014 pubblica “Luci della città distante”, il suo album più scarno e intenso, dove esplora ancora una volta il difficile rapporto fra uomo e natura, lontano da qualsiasi facile retorica ambientalista. L’album candidato al Premio Tenco e al premio PIMI vede la partecipazione di Federico Marchesano, Ramon Moro, Vito Miccolis e Catherine Graindorge. Anche questa volta numerosi gli ospiti: Laura Carè, Massimo Rumiano, Tenedle, Luca Andriolo (Dead Cat in a Bag) e Hugo Race. Il disco, prodotto da Giancarlo Onorato e Davide Tosches è stato registrato “Al confine del bosco”, lo studio personale di Davide.
DAGOMAGO IL DISORDINE DELLA DOMENICA LO STRANIERO SDEGHEDE
doors: 20.59
free entry
Dopo il notevole riscontro di pubblico e critica ottenuto, prima con “La dieta dell’imperatrice” e, successivamente, con l’Ep “ Ognuno di noi è un po’ anticristo”, oggi è la volta di “Protestantesima”, il nuovo attesissimo album di Umberto Maria Giardini uno tra i musicisti più dotati di personalità della scena musicale italiana passata e presente, quella che nel nostro paese ancora oggi conta.
Un disco che approfondisce l’esperienza dei due lavori precedenti ma che, in qualche modo, affina ancor di più la sua scrittura sempre efficace, diversa e, soprattutto, autentica. Un suono che si è fatto più tagliente ma vellutato, quando occorre, a suggellare dieci episodi desideranti e allo stesso tempo desiderati. Brani con l’urgenza di espandersi nel vuoto infinito ma anche di implodere in se stessi. Un attitudine ancor più elettrica rispetto ai lavori precedenti e sempre più sbilanciata verso gli estimatori di quella eleganza e un po’ retrò che tanto ha contraddistinto il nuovo ciclo dell’artista, bolognese di adozione, nella fase, oramai quadriennale, del post-Moltheni.
I Public Service Broadcasting sono un duo musicale la cui missione è «insegnare le lezioni del passato attraverso la musica del futuro». Per farlo, J. Willgoose, Esq. e Wrigglesworth utilizzano samples audio e video tratti da vecchi public information films (cortometraggi educativi commissionati dai governi USA e UK a partire dagli anni Quaranta), materiale d’archivio e pellicole di propaganda accompagnati da strumentazione live. L’album di debutto “Inform – Educate – Entertain” (Test Card Recordings, 2013) ha esordito al numero 21 della classifica inglese e ha avuto ottime critiche da testate come MOJO, The Guardian e The Independent. I Public Service Broadcasting sono attualmente uno dei live acts di maggior successo nel Regno Unito: oltre ad aver partecipato a festival quali Glastonbury, Bestival e Green Man, hanno aperto le date del tour europeo dei Manic Street Preachers e hanno fatto da spalla ai Rolling Stonesal British Summer Time 2013 a Hyde Park.
Il 2015 si preannuncia un anno impegnativo per il duo: il 23 febbraio uscirà il nuovo attesissimo album “The Race For Space”(Test Card Recordings), che verrà presentato in un estensivo tour con alcune date già sold out. Inoltre, i Public Service Broadcasting saranno impegnati in un tour nei palazzetti come opening act dei Kaiser Chiefs.
I Public Service Broadcasting sono J. Willgoose, Esq. (chitarra, banjo, strumenti a corda, sampling e strumenti elettronici) e Wrigglesworth (batteria, piano e strumenti elettronici).
Venaria (TO), 1993: questa la genesi dei Linea 77. Un’ascesa costante, senza bruciare le tappe, ma conquistando ogni centime…tro di palco, ogni passaggio in radio e in tv, ogni fan con coraggio e determinazione.
Lo scorso febbraio è uscito l loro settimo album intitolato “Oh!” (INRI records).
Oh! è espressione di stupore. E’ l’esclamazione davanti a una meraviglia, o un sussulto dopo un errore commesso. E’ la sillaba con cui si prende coscienza di un cambiamento; attorno a noi, in noi, nel tutto.
Oh! è un disco intimo e disilluso; tanto concreto quanto visionario. Parla di Lexotan a colazione e di schiavi consapevoli; di burqa firmati e di coerenze in vendita; dei soldati di Ungaretti e delle regole di Chomsky.
“In questo disco abbiamo cercato di fare quello che sappiamo fare, lasciando da parte la sperimentazione fine a se stessa. Volevamo un disco da poter suonare per intero dal vivo, in modo da poter dare nuova linfa ai live che seguiranno. Canzoni energiche e condivisibili, che badassero poco alla forma e tanto al contenuto.”
«mutar lor canto in un “oh!” lungo e roco» Dante Alighieri: Divina Commedia – Purgatorio; Canto quinto, v. 27.
Gli Shellac tornano a Torino dopo quattro anni e mezzo per presentare il loro quinto album in studio “Dude Incredible” (Touch & Go Records).
Shellac e’ una band di Chicago che suona potente rock minimalista .
Bob suona il basso perche’ giova alla sua postura. Bob fa’ yoga perciò ha un’ottima postura.
Todd suona la batteria perchè,cazzo sì,la batteria e’ il massimo:
Ammettilo,avresti voluto suonarla.
Steve suona la chitarra perche’ di tanto in tanto puo’ fermarsi e cantare le parole.
Noi non usiamo un iPad sul palco perche’ Gesù c’e’ niente di più noioso(risposta:no).
Steve in un anno non ha aggiornato il suo blog sui cibi,Bob non ha aggiornato il suo blog sulla vela…aspetta..lui non ha un blog sulla vela ma ti mostrerà foto sul suo telefonino.
Todd potrebbe sembrare un duro ma lui e’ davvero un super duro.Tanto duro da indossare. due camicie in usa sola volta.
Ultimamente alcuni di noi guardano su youtube gente che fa’ mobili di legno con utensili manuali . Prima di quello erano i costruttori di spade.Anche generici fabbri credo.Ancora prima erano gli esplosivi fatti in casa..Devastanti cadute dai trampoli a molla.Pessime versioni cover. Andando a ritroso ci trovi video sui gatti, e da lì tartarughe fino in fondo.
Shellac non ha intenzione di smettere..!
Uzeda è una band di Catania, città conosciuta per la sua vicinanza all’Etna, un vulcano così esplosivo che può essere utile per definire al meglio la loro musica. E’ più che giusto dire che gli Uzeda sono l’equivalente di lava incandescente, perché le loro canzoni creano cose tipo maree sonore di pietre incandescenti. E le esplosioni di rumore che hanno saputo forgiare nei loro 6 album sono così forti da lasciarvi cicatrici e ustioni.
Approda a Torino per la prima volta Nucleus Roots.
Dub Master Paul Lush & Trevor Roots pon the mic.
La formazione nata nel 1995, inizialmente composta da 10 elementi ha contribuito fortementealla diffusione della musica Roots Reggae a Manchester (UK) anche attraverso un’etichetta indipendente che da anni stampa su vinile. Mykal Rose, Twinkle Brothers, Zion Train, Dubdadda, Country Culture, Simon Dan, Natural-Ites’ Lead Singer, Ossie Gad conpaiono su queste produzioni.
Fondatore del collettivo è Paul Lush, già musicista con la popolare punky-reggae band Community Charge. Nucleus Roots è da sempre preferito nei leggendari sound system inglesi quali Jah Shaka, Aba Shanti, Iration Steppas e da oltre due decadi tiene alto lo spirito e il rispetto per la Reggae Dub music.
Come ogni anno, torna il festival estivo autogestito e autofinanziato di Radioblackout. Tra le zanzare e i nuovi quartieri di Torino Nord, la consueta occasione per sostenere le libere frequenze e godere di un programma multi-sensoriale, Tutte le sere panini, drinks e birrette per tenere bassa l’umidità relativa.
J.C. SATÀN ACID BABY JESUS MANIAXXX THE YELLOW TRAFFIC LIGHT e molto altro…
Ad aprire le danze dalle 18.00 all’aperitivo, musica jazz, fusion, funk e soul con un quintetto tutto locale che promette scintille: la batteria di Maurizio “gatto” Plancher, il basso Andrea di Marco, Sandro Lanzafame al piano, Gianluigi Corvaglia al tenore e Tolga Bilgin alla tromba. Prima e dopo il concerto, musiche a tema da Charles Mingus a Hilary’s Pagani.
THE YELLOW TRAFFIC LIGHT (Torino, shoegaze molto psichedelico) Una scoperta blackoutiana questi giovanissimissimi sembrano sbucati dalle nebbie romantiche di Mad-chester. Fanno canzoni pop suonate alla moda elettrica degli Spacemen 3. Dovete vederli dal vivo!
MANIAXXX (Torino, surf punk/garage/dub) Di difficile catalogazione, i Maniaci spaccano. Più la musica cambia e più ci sei dentro. Psichedelia, garage e puntatine nell’eletrronica e nel dub.
www.facebook.com/pages/Maniaxxx ACID BABY JESUS (Atene garage rock- psychedelic rembetika) Vengono da Atene ma non sono grandi amici di Tsipras. Gli Acidi hanno il suono derelitto dell’eurocrisi, fuso insieme ad un eveidente stonatura da hashish. Presenteranno dal vivo il nuovo lavoro “Selected Recordings” uscito per Slovenly nel 2014. Registrato nella clausura di un’isola dell’Egeo è un disco di ballate stanche tipo Zorba dopo qualche vaporizzata, con cover soprendenti che vanno a pescare fino in Zambia. Spettacolo imperdibile, battezziamo la festa con Ouzo e foglie di vite, ballando come satiri. Con la benedizione di Diogene.
J C SATAN (Bordeaux, dark garage, freak-punk) Sudatissima combo italo-francese che suona velocissima, impastatata, bramosa e incontrollabile. Fanno musica avvolta in un lurido quanto desiderabile impasto di fuzz e melodia. Sono lascivi e molto irrequieti, specialmente dal vivo. Vanno gustati al massimo del volume, perchè sono così desiderabili anche quando ti prendono a cazzotti.
Come ogni anno, torna il festival estivo autogestito e autofinanziato di Radioblackout. Tra le zanzare e i nuovi quartieri di Torino Nord, la consueta occasione per sostenere le libere frequenze e godere di un programma multi-sensoriale, Tutte le sere panini, drinks e birrette per tenere bassa l’umidità relativa.
THE ROCK’N’ROLL KAMIKAZES ROY AND THE DEVIL’S MOTORCYCLE HOLIDAY INN DELACAVE MARIA VIOLENZA MATTEO CASTELLANO SKULLA ALP KING e molto altro…
DELACAVE (Francia, Triple Alleance/divers) Suoni dopati, barcollanti e in costante equilibrio tra il gelo e la danza. Delacave arriva dalla caverna di Strasburgo guidata dalla mente fosforica di Seb Normal. Garantito Triple Alleance!
HOLIDAY INN (Roma Est/Francia, minimal-synth, punk elettrico de’borgata) Dalla borgata della noia sotto la tangenziale Est di Roma, un altro mostriciattolo nato nel cemento. Sono i Suicide alla amatriciana. Con spolverate di aggressività punk. daje!
ROY AND THE DEVIL’S MOTORCYCLE (Svizzera, psychedelic twang, space garage, soundtrack) Prova a prenderli. i tre fratelli Stahli in sella alle loro motociclette attraversano una Svizzera più fuzz che fabbrica di cioccolata, suonando giustamente indemoniati e inebetiti. Voodoo Rhythm e il reverendo Beat Man pongono il sigillo, in un anno, questo 2015, pieno di sorprese. Dal vivo sono una gran botta e noi ce li abbiamo. Preparare la sella e scaldare i motori.
THE ROCK’N’ROLL KAMIKAZES (Italia/Scozia rockabilly incendiario) Per concludere la serata danze selvagge. Con le chitarre e i ciuffoni questi loschi ceffi incendierAnno l’aria. Si prepara una chiusura detonante con un live-show al quale è letteralmente impossibile sfuggire: bombe soniche dal cielo, pura detonazione rock’n’roll. Hey Barista…
Come ogni anno, torna il festival estivo autogestito e autofinanziato di Radioblackout. Tra le zanzare e i nuovi quartieri di Torino Nord, la consueta occasione per sostenere le libere frequenze e godere di un programma multi-sensoriale, Tutte le sere panini, drinks e birrette per tenere bassa l’umidità relativa.
MAMUD BAND AL DOUM & THE FARIDS ORKESTRA CALABRONI NO CHAPPY? BOURGEOIS! NANAI e molto altro…
Bobby Sands e la regina Elisabetta, una fiaba per adulti e bambini, che parla di libertà, amore e coraggio, sul presente e sul passato di un ribelle e di un popolo che non ha mai smesso di chinare la testa. A cura del Laboratorio Politico Il Cubodi Chieri.
In serata sul MAIN STAGE:
AL DOUM & THE FARIDS (Milano, world music psichedelica a go go) Un ritorno di fiamma tutto italiano quello di Al Doum. Italiano sciolto nella musica psichedelica e dolcemente folk che sa dei gusti di tutto il mondo, è una miscela che fa ricordare gli anni 70, quando Walter Maioli fondava gli Aktuala, la più incredibile esperienza “world” dello stivale. Ecco la musica di Al Doum è quella. Araba, mediterranea, orientale. Percussiva e ipnotica. Da godersi a piedi scalzi, fumando la pipa della pace con gli amici guardando le zucchine che crescono
Mamud Band (Milano, High-life, Afrobeat, afro-funk) La più torrida orchestra italiana sintonizzata sull’onda lunga lasciata da mr. Fela Anikulapo Kuti. 12 elementi, esecuzioni fiume, sudore e precisione tecnica al millimetro. Probabilmente questo video non rende l’idea, perchè, come spesso accade, bisogna gustare con occhi e orecchie in prima persona. Attivi dagli inizi dei novanta, nascono dalla passione sfrenata per l’afro-kosmo: non importa se a Lagos o da qualche parte tra la tangenziale Est e l’autostrada, questo è puro verbo della musica in cammino.
Come ogni anno, torna il festival estivo autogestito e autofinanziato di Radioblackout. Tra le zanzare e i nuovi quartieri di Torino Nord, la consueta occasione per sostenere le libere frequenze e godere di un programma multi-sensoriale, Tutte le sere panini, drinks e birrette per tenere bassa l’umidità relativa.
La giornata di domenica è dedicata ai libri, ai bambini ed al cabaret. Dal pomeriggio in ordine sparso e in attesa di ulteriori arrangiamenti.
Presentazione de:
“Sebbene che siamo donne, storie di rivoluzionarie” di Paola Staccioli, in compagnia dell’autrice: Le storie di dieci militanti che dagli anni Settanta all’inizio del nuovo millennio, in Italia, hanno impugnato le armi o effettuato azioni illegali all’interno di differenti organizzazioni e aree della sinistra rivoluzionaria, sacrificando la vita per il loro impegno.
A seguire:
presentiamo “Il potere sovversivo della carta” di Sara Pavan, saggio fumettistico sulle parole e le immagini che diventano pietre. Uscito per Agenzia X.
E ancora…
Il grandissimo Eduardo “Mono” Carrasco, nome clandestino e provvisorio,da Santiago del Cile, è un grafico, muralista, promotore culturale, fondatore della Brigada Ramona Parra (gruppo muralista cileno), vive e lavora in Italia dal 1974, anno in cui è arrivato dal suo paese come rifugiato politico, dopo l’avvento della dittatura di Augusto Pinochet.
Ha collaborato e disegnato sui muri rivoluzionari del sud America ed ha legato il suo nome alla storia di Inti Illimani. Sarà da noi a disegnare insieme ai bambini una grande tela…
E poi…
spettacolo di marionette “Happy Birthday mr. Django”, un viaggio animato nella vita di Django Reinhardt con Pinocchia Underground.
Dall’aperitivo: dj set di chiusura, tutto sul CHILL OUT. Dal Cafè del Mar, fino agli Orb un viaggio nella musica per il rilassamento delle sinapsi con la blackout house.
Dalle 22.00: spettacolo di cabaret e improvvisazione teatrale con Senso Doppio, Guido Catalano, Woz e tanti altri ospiti, direttamente dal piccolo e grande schermo. Personaggi senza bisogno di presentazioni creeranno una escalation di comicità surreale, battute servite e gestualità pierrottesche. Prendete posto!
I Dayslived sono una band metal italiana di Torino ,fin dalla loro formazione nel 2010 il gruppo si ispira alla combinazione di stili e sonorita’ metal, la band si contraddistingue per la composizione di brani costituiti da linee di chitarra importanti in netto contrasto con la melodica voce femminile, per contribuire a creare un sound carattersitico e originale. I brani piu’ recenti tuttavia ricercano uno stile piu’ graffiante e mirato,con linee di basso piu’ distine e riff di chitarra in ottimo incastro con la voce. I dayslived sono:Glen (voce) Pleth (batteria) Jackarthur (Chitarra) Marko (Chitarra ) Thor Jorgen (bass).
IPO-KRISIS
We are from Turin , metal fans, Marco Lattanzio lead guitar and vocals , Fabio Quaggia Rhythm guitar , Simone Messere drum… and Stefano Cannarozzo bass , we decided to start this fantastic adventure in the World of music . The IPO – Krisis are inspired by classic band like Metallica,Testament ecc.. but we are also inspired to modern metal , and other musical styles . We classify ourselves a Trasheavy metal band and our lyrics are mostly about society and how we fight trough music for what we believe.
The House of Rock, la prima scuola di musica rock a Torino, organizza sabato 13 giugno presso sPAZIO211 un evento speciale.
A partire dalle 16.00 si alterneranno sul palco gli allevi della scuola, ragazzi dagli 8 anni che suoneranno in vere e proprie rock band formate dall’inizio dell’anno accademico.
Controverso cantautore pop, Perfume Genius viene accostato ad icone come Cat Power, Bon Iver e Thom Yorke. “Too Bright“, pubblicato il 23 settembre 2014 per Matador Records, è il suo terzo album. Il lavoro è stato accolto con entusiasmo dalla critica, aggiudicandosi, con un 8.5, la nomina di Best New Music di Pitchfork. Dopo la fantastica esibizione al Coachella Festival con Queen Perfume Genius annuncia il suo ritorno in Italia.
Perfume Genius è Mike Hadreas, cantautore di Seattle che nel 2008 inizia a pubblicare i suoi lavori con lo pseudonimo del suo profilo MySpace, attirando l’attenzione del gruppo musicale Los Campesinos!, che lo presenta alla loro casa discografica, la Turnstile. Nel 2010 pubblica il suo sconvolgente album di debutto, “Learning“, definito “un album di rara e redente bellezza… uno dei più toccanti e silenziosamente energici album di debutto degli ultimi anni” Drowned In Sound. Grazie a questo album Perfume Genius si è affermato come uno dei più singolari cantautori contemporanei. La grandezza di Learning è dovuta ad un isolamento volontario nella casa di periferia della madre a cui segue un periodo traumatico ed autodistruttivo. Il suo secondo album, “Put Your Back N.2 It“, è stato pubblicato nel 2012 dalla Matador Records ed è stato anticipato dal singolo Hood. Il videoclip di Hood, che vede la partecipazione del pornodivo gay Árpád Miklós, ha suscitato alcune controversie, quando YouTube ha deciso di censurare preventivamente il video, etichettandolo come “non adattoalle famiglie”. “Ma Put Your Back N 2 It“, è un disco più universale, indirizzandosi su temi come l’intimità, il potere, la famiglia, la discrezione e la speranza, non solo attraverso le sue canzoni impressioniste, ma tramite la sua stessa musica. Lo strumento prediletto di Hadreas è il pianoforte, su cui compone canzoni piuttosto brevi e tremendamente sincere: i suoi brani sono delicati, commoventi e al tempo stesso surreali e magnifiche commuovendo e trascinando l’ascoltatore in modo dolcissimo, in un mondo che non ha nulla di dolce, fatto di perversione, vizio, amore e vendetta. Nel 2013, duetta insieme a Cate Le Bon nella canzone I Wish I Knew, che farà parte del nuovo album “Mug Museum” della cantante, ed è considerato uno dei brani più suggestivi del disco. Una canzone in cui due personalità e voci distinte si combinano per produrre una performance di rara alchimia. Lo scorso settembre ha pubblicato il suo nuovo lavoro, “Too Bright“. Con la bellissima Queen, Too Bright, “troppo luminoso”, è una provocazione. Un disco molto coraggioso, un grido di sfida costruito su testi vivaci, raffinati, significativi e diretti.
Immaginate Roky Erickson accompagnato dalla Sun Ra Arkestra o Wilson Pickett accompagnato dai Velvet Underground. King Khan & The Shrines è molto più di un gruppo soul psichedelico dagli show spettacolari. Si tratta di un vero e proprio fenomeno di culto musicale con più di 10 anni di tour internazionali, svariati dischi in studio e una base di fan che racchiude amanti di punk, soul, free jazz e garage rock. King Khan, guru e frontman spirituale, ha reclutato una feroce line-up di musicisti in quel di Berlino, mentre leggeva tarocchi e metteva su famiglia. Quella che nel 1999 è diventata la line-up ufficiale è oggi uno dei gruppi più divertenti che il mondo ha visto e udito sin dai tempi di Ike & Tina. La line-up comprende il chicagoans Ron Streeter (percussionista veterano per Curtis Mayfield, Stevie Wonder), una sezione di fiati composta dal trombettista Simon Wojan (membro della Kranky Records recording Artists Cloudland Canyon), Torben Wesche al Sax Tenore (da molti considerato il John Coltrane tedesco ), e dal famoso rockabilly Frederic Brissaud al Sax Baritono. La sezione ritmica degli Shrines è stata definita la versione franco/tedesca dei Freak Brothers – Till Timm alla chitarra, Frederic Bourdil all’organo, Jens Redemann al basso e Mirko Wenzl alla batteria. King Khan & The Shrines vantano diverse apparizioni nella top 100 americana, in colonne sonore e soundtrack cinematografiche, in festival come il Coachella, il Primavera Sound e il SXSW e pubblicano album per alcune tra le migliori etichette indipendenti di tutto il mondo tra cui Merge Records, Voodoo Rhythm e Sound of Subterrania.
MUDDY MAMA DAVIS Muddy Mama Davis, all’anagrafe Marcio Maria Vialli Ravanelli Davis (New Ostuni 1983), è un cantante, polistrumentista, attor…e, registra, scrittore, cuoco, inventarista, facchino e operaio italiano naturalizzato camerunense.
Considerato uno dei migliori bluesman del suo condominio, Muddy Mama Davis è stato un pioniere della cosiddetta “lobotomia adolescenziale”.
“Bangarang Fest – Seconda Edizione” evento musicale Reggae Roots & Dub autoprodotto dall’Associazione Culturale Serengeti in collaborazione con sPAZIO211, associazioni territoriali e movimenti, sponsors indipendenti ecosostenibili. Due giorni dal respiro internazionale di concerti dal vivo, dub set, selecters, market artigianale ed informativo, mostre fotografiche, proiezioni, ristoro, outdoor / indoor.
PROGRAMMA: ore 20 Opening doors & market
ore 21 MADO’ CHE CREW (TORINO DANCEHALL SPECIALISTS)
ore 23 LIVE SHOWCASE ROOTS BY NATURE(gha/egy/swe) EZRA DUB TO ME (ita)feat. CATO // MINA // ENPHY // CLETUS DENNIS BOVELL LIVE DUB SET (uk)MATUMBI / L.K.J. / SUFFERER HI-FI
“Bangarang Fest – Seconda Edizione” evento musicale Reggae Roots & Dub autoprodotto dall’Associazione Culturale Serengeti in collaborazione con sPAZIO211, associazioni territoriali e movimenti, sponsors indipendenti ecosostenibili. Due giorni dal respiro internazionale di concerti dal vivo, dub set, selecters, market artigianale ed informativo, mostre fotografiche, proiezioni, ristoro, outdoor / indoor.
PROGRAMMA:
ore 16 AFRIKAN CHILDREN SOUND SYSTEM feat. ROOTIKAL DUB FOUNDATION // DO THE REGGAE // SERENGETI CONNECTION
ore 20 PROIEZIONE DOCUMENTARIO: YOUTHS OF SHASHA (ita/eth)
ore 22 CONCERTI STOMP RULERSSKA ROCKSTEADY (ita) POOR MAN STYLE(ita) SISTER AISHA & BLACK STEEL (uk) backed by ROOTS DEFENDER BAND (ita)